Lo psicologo e l'intolleranza alimentare

Category: Blog Written by Viviana Morelli

Dall’accertamento medico all’ipotesi del disturbo psicosomatico

(intervento della Dr V. Morelli  all’Incontro del Sabato tenuto dalla Dr. Chiara Caldarelli sulle Intolleranze Alimentari)

Abbiamo la fortuna in questo studio di Psicologia di avere la collaborazione della Dr.ssa Caldarelli, nutrizionista e biologa, questo ci permette sempre un confronto e una crescita professionale.
Spesso Chiara racconta di persone che per curiosità fanno il test di intolleranza, non hanno disagi e quasi sempre rimangono anche deluse se non risultano intolleranze.

Un pensiero comune è che se sono intollerante ingrasso, se sono grasso quindi sono intollerante, non riesco a fare una dieta o nego a me stesso che mangio, se sono costretto ad eliminare degli alimenti perché intollerante dimagrisco di conseguenza . Devo farlo per salute….ma oltre alla dipendenza da cibo c’è la ricerca ossessiva di una causa organica a sintomi fisici.
Mi cerco un falso problema paradossalmente per non affrontare quello vero.
Se un test per l’intolleranza è negativo chiaramente non vi è intolleranza, ma permangono dei sintomi molto simili a quelli che da l’intolleranza alimentare.

Che significato ha questo tutto ciò?
Abbiamo sentito parlare tutti di sintomi psicosomatici, i più comuni sono proprio simili a quelli dell’intolleranza, dolori addominali o gonfiori, nausea, coliti, diarrea.
Molte persone quindi manifestano un disagio psicofisico, le emozioni la psiche si esprimono attraverso il soma.
C’è una grande resistenza da parte nostra ad accettare che la nostra mente e le nostre emozioni negate o trascurate procurino questi sintomi. Molto meglio cercare una causa esterna……..quella cosa mi fa proprio male, evito quel cibo e sto bene……

Non possiamo dire il tuo mal di stomaco è un disagio mentale, vivi meglio la tua vita e passa l’ulcera. In realtà se ce l’hai devi curarla concretamente come malattia organica. Contemporaneamente alleggerirti la vita visto che non “riesci a digerire” alcuni eventi.

Ma torniamo alle intolleranze come spesso le contatta lo psicologo.

Una ragazza che si riconosce molto emotiva ansiosa, insicura,  viene in psicoterapia portando tanti sintomi gastro-intestinali, pensa fermamente che alcuni cibi sono “veleno” per lei, li evita ma quando non può far a meno di mangiarli sta male, poi sta male comunque anche se non li mangia e pensa che ormai è proprio intossicata……pensa che ha un problema grave all’intestino. Fa indagini di ogni tipo, ma è sana come un pesce, o meglio un po’ di colite non è un tumore e molto comune, poi il medico curante sdrammatizza è solo “stress”…..lei si sente quasi trascurata perché forse era meglio fare anche la gastroscopia oltre e la retto colonscopia…..
In medicina si legge un mal di pancia continuo e costante come problema reale, saltuario in prossimità di eventi stressanti è un mal di pancia psicosomatico.
Lei comincia a capire e sciogliendo emozioni e aumentando la consapevolezza comincia a vivere  meglio.
Ma è più forte di lei è convinta che alcuni alimenti le fanno male…..un giorno incontra un ragazzo, non parla più di verdure che gonfiano, pomodori che danno acido, latte come veleno, mamma!!! Parte due settimane per Londra, magico per le intolleranze il  cibo londinese, penserete: “ ha mangiato niente!” No ha mangiato tutto e di più, schifezze, birra salse, latte e via dicendo. Felice è stata benissimo, sparita anche l’ansia….
Che pensate?
La battuta è “mandiamo tutti i pazienti a Londra!”
In realtà non sarebbe stata così magica che son avesse fatto uno splendido lavoro sulle sue emozioni.

Diciamo che la nostra mente può tutto, se mi convinco che un cibo è velenoso quanto una suocera o il caporeparto sicuramente posso star male.

Possiamo interpretarla come una risposta del corpo ad una intolleranza della psiche e dell’anima.  Sono veramente intollerante al cibo o qualcosa che questo cibo rappresenta?

Diciamo che c’è un dialogo costante tra psiche e corpo, e il corpo parla con i sintomi al posto della consapevolezza.

Questa può essere definita una manifestazione psicosomatica.

Sappiamo che c’è una branca della medicina che si occupa di quei disturbi organici che non rilevando alla base una lesione organica o difetto funzionale, sono ricondotti ad una origine psicologica. Una visione olistica dell’uomo, dove si ipotizza che un disagio a livello psicologico cioè uno stress quotidiano funzionale genera quella disfunzione dell’organo, che può causare la lesione e la malattia.

Oggi le emozioni vengono considerate come variabili concomitanti e non come causa del disturbo, quindi viene meno la dicotomia tra malattie “psicosomatiche” e malattie “reali”.
Nel campo della psiconeuroendocrinologia le ricerche e gli studi sono progrediti, sono state scoperte sostanze di natura polipeptidica, presenti contemporaneamente nel sistema nervoso centrale con funzioni di regolazione del comportamento, in quello periferico in funzione di controllo sul metabolismo.
Queste funzioni sono correlate per ottenere un adattamento ottimale in varie situazioni di stress.
I polipeptidi non vengono prodotti solo dai neuroni, ma anche dalle cellule endocrine e da quelle immunitarie.
La scoperta dei neuro peptidi ha finalmente dato un taglio alla tendenza a separare i tre sistemi, cioè endocrino, nervoso e immunitario.
La comunicazione è bidirezionale dal cervello alle cellule di difesa immunitaria e viceversa, dal cervello al sistema endocrino e nervoso e viceversa.
Nasce la psiconeuroendocrinoimmunologia.

Questo argomento “il disturbo psicosomatico” è complesso e multisfaccettato, consiglio a chi vuole approfondire un interessante libro che segue il filo conduttore della struttura della famiglia, da questo ho tratto delle nozione sopra sintetizzate : “Struttura della famiglia e disturbi psicosomatici”  del caro collega Claudio Gerbino e Ruena Ventimiglia, edizioni Koinè.

Concludo ricordando sinteticamente dei concetti che vi possono aiutare allargando l’argomento dei sintomi da intolleranza ad una visuale più complessa di sintomi psicosomatici:

Ogni sintomo segnala l’esigenza  di fuggire un dolore indicibile.

Tutto ciò che si vorrebbe fuggire si materializza attraverso la malattia del corpo.

Attraverso l’interpretazione del linguaggio d’organo è possibile fare emergere qualcosa che il soggetto teme e non vuole far emergere.

La guarigione psicosomatica sta nella comprensione dell’espressione simbolica del sintomo.

Se non c’è comprensione di ciò che l’organo malato cela e svela la guarigione rimane parziale anche quando l’organo viene sanato.

Ogni malattia appella una saggezza del corpo che invia l’io ad una presa di coscienza.
La guarigione stà nel raggiungere una consapevolezza ulteriore.

Pascal diceva la malattia è il luogo in cui si apprende.
Ogni sintomo è un segnale che calamita attenzione, una provocazione che ci permette di guardarci in profondità.

In ogni organo è iscritta una parte del nostro progetto di vita.

Comprendere il simbolismo corporeo, significa comprendere la cosa che ci manca.

Stomaco:
il cattivo umore colpisce direttamente lo stomaco.
Ciò che non vogliamo più sopportare.
Rappresenta la nostra capacità o incapacità di accettazione, conseguenti a situazioni che riteniamo ingiuste.
Aggressività repressa ad un primo livello

Stipsi cronica
Nella fantasmatizzazione anche il bambino “posso avere tanto senza dipendere da nessuno, posso volere ciò che desidero senza dipendere dalla madre invadente e controllante.
Onnipotenza autartica
Caratteristiche di personalità:
pessimismo, diffidenza, sfiducia negli altri caratteristica di essere respinto e non amato.
Non sa affrontare le separazioni, non lascia andare nulla e non si lascia andare.
Può viaggiare con gli atteggiamenti ossessivi, perfezionamento, meticolosità, rigore.
La difesa da sentimenti giudicati inaccettabili produce ciò……la guarigione sta nel guardare con indulgenza le emozioni inaccettabili dentro di me.
Riuscire ad amare e dare senza sentire di perdere.
L’adulto ama e sa che non si può proteggere dall’ambivalenza e dall’inganno.
Amare solo quando si è certi di non venire traditi significa essere estranei alla vita reale, coltivare l’illusione di una protezione e sicurezza impossibile.
Diarrea cronica
L’intestino tenue è come un cervello, poiché analizza e assimila i singoli componenti, seleziona ciò che è utile e ciò che è dannoso.
Chi soffre di diarrea è centrato sul conflitto dare e ricevere.
Il famelico desiderio di ricevere affetto li spinge ad un intenso desiderio di restituire, o meglio anticipare gli altri, per essere corretto, generoso, sottomessi e dipendenti.
La diarrea è la risposta del corpo ad un bisogno di lasciarsi andare a ciò che il soggetto non può più trattenere. E’ un invito ad accettare le emozioni che si provano senza analizzare tutto.
Ci può essere ansia e timore di non farcela.
Un bisogno di scaricare rabbia e distruttività.
Cacca come rabbia, sporcare, attaccare….
Colite
Accuratezza,pulizia, rispettabilità, suscettibilità associata mancanza di comportamento aggressivo, intenso bisogno di amore misto a paure abbandoniche.
Il soggetto colpito da colite spastica ha un eccessivo bisogno di protezione e dipendenza.
Lo spasmo rappresenta il trattenere ciò che non si vuol perdere, le figure da cui dipendiamo incorporate, il dolore è la ritorsione autopunitiva per una dipendenza non accettata.
A volte c’è una copertura dei veri bisogni attraverso una iperattività ed una ipervalutazione di sé, per nascondere la propria fragilità.
Fegato
Il fegato è il laboratorio dell’uomo. I disturbi del fegato sono l’effetto di eccessi  e indicano l’incapacità di distinguere ciò che è nutrimento buono da velenoso.
Il fegato si ammala perché il soggetto ingerisce qualcosa di troppo (alcool, grassi……..e bocconi amari per emozioni) vive desideri smodati ed eccessivi.
Vivere in salute è trovare il senso della misura.
Dare un giusto peso alle cose, gli eccessi ci fanno perdere energia.
Reni
Organo di filtro per eliminare scorie e tossine, la persona che manifesta disturbi renali spesso non ascolta i suoi veri bisogni, insegue ideali e conseguenti frustrazioni, non si libera da emozioni negative nate dalla relazione con l’altro.
Nel caso di calcoli renali spesso visualizziamo una “pietrificazione emozionale”, non voler riconoscere ed affrontare i propri vissuti.

Un ulteriore libro che consiglio per approfondire questo vasto argomento, per questo intervento mi ha aiutato ad esporvi più sinteticamente possibile questi concetti è: Dialoghi tra Corpo e Psiche –edizioni Magi-