Cibo e amore

Category: Blog Written by Viviana Morelli

CIBO E AMORE

DIPENDENZE AFFETTIVE E DIPENDENZA DA CIBO

Viviamo in un epoca contrassegnata dal consumismo, ne siamo consapevoli tutti anche se non sempre ci fermiamo a riflettere sul significato che ciò produce in tutti i nostri comportamenti. Immersi in una società benestante, assillata da un frenetico consumo di ogni prodotto, un “divorare” continuo dal tempo stesso ai passatempi, alla comunicazione flash, spinta da un impellente frenetico bisogno di “esserci” più che di contattare intimamente, dal consumo delle persone stesse, usate e dimenticate con la stessa velocità degli sms, dall’abbigliamento sempre meno personalizzato e fuori moda dopo un mese, al cibo così poco sudato, poco apprezzato spesso poco assaggiato nel gusto e nella qualità. Questo “divorare” ogni cosa è paragonabile al sintomo di una società bisognosa di “affetto”, che segue la legge del “tutto e subito”. Generalizzando appariamo come un insieme di individui bisognosi d’amore che non riescono ad incontrarsi e voler bene a se stessi e ad altri. “AMORE E CIBO” un duo di cui si parla spesso la cultura popolare è ormai sensibilizzata alla relazione tra i due, sentiamo dire “bisogno di dolci è uguale a bisogno di d’amore”, non a torto anche se il bisogno d’amore è rappresentato un po’ da tutto il cibo, che sia ricercato al di là di un naturale senso di fame. Ci rendiamo tutti conto che spesso mangiare molto, non è sintomo di fame ma di insoddisfazione. La psicologia dell’età evolutiva ci insegna quanto sia importante il rapporto del bambino piccolo con la madre, il piccolo dipende totalmente da lei e nelle cure amorevoli e nel cibo. Una sintonia tra i bisogni reali e primari del bambino e la madre dispensatrice di amore e cibo è l’unica garanzia per la crescita di un Io sano; poiché il Bambino persona sente di esistere attraverso la risposta ai suoi bisogni, il bisogno soddisfatto crea benessere e integrazione; avviando un gioco di “rispecchiamento” , che nella crescita utilizzerà sguardi, sorrisi, gesti e carezze, e naturalmente cibo. Probabilmente nessuno di noi ha avuto una madre perfettamente sintonizzata al nostro bisogno, più o meno tutti siamo portatori di una dose di deprivazione affettiva, o comunque dosi di frustrazioni che aiutano anche a crescere. Se il cibo è una gratificazione per ogni essere umano, ognuno di noi ha stabilito un rapporto tra le proprie emozioni, reattive alla frustrazione di un bisogno affettivo, e la spinta a “riempirsi” di cibo per ricoprire il malessere, oppure a “divorarlo” per rabbia o “rifiutarlo” per negarne il bisogno…. Il mio intervento vuole accendere un riflettore non sulle psicopatologie alimentari conclamate, ma sulla relazione esistente tra dei comportamenti alimentari non totalmente naturali, disturbati, e le dipendenze affettive in genere. Sono fermamente convinta che certe dipendenze e certe fragilità, fanno parte della vita di tutti noi anche se con gradi di intensità diversa; del resto il principale bisogno dell’essere umano è quello di essere “riconosciuto” e di essere “amato” e quindi di amare, e tutti abbiamo avuto come mezzo di comunicazione il cibo, possiamo affermare che questo è un territorio ricco di trappole per tutti. Conoscere le nostre dipendenze affettive e le nostre dipendenze dal cibo è un modo per gestirle, senza per questo sentirci malati. Chi ha subito sostanziali carenze affettive nell’infanzia è portatore di evidenti insicurezze, nelle proprie capacità e nella gestione dei rapporti affettivi, cercherà ossessivamente di risanare queste “ferite di non amore” cercando conferme sociali, soprattutto instaurando rapporti amorosi spesso fallimentari o non gratificanti. Questi sono per lo più amori impossibili, ci si innamora e ci si lega a persone già impegnate o sposate, difficili da conquistare, persone poco equilibrate o problematiche che dobbiamo salvare a tutti i costi….ecc Questo amore irraggiungibile alimenta la conquista al motto “Lui (o lei) non è l’uomo della mia vita…ma la mia vita”, sostanzialmente è “ io esisto solo se lui o lei mi ama”. Questa è la dipendenza affettiva, nel tentativo di guarire una ferita inferta dai primi legami quelli col padre e con la madre, mi imbatto in un amore che non mi “sazia mai”. Questa è la similitudine tra i dipendenti affettivi e i cibo-dipendenti, mi tuffo nell’amore e nel cibo senza saziarmi mai, senza riempirmi…..senza beneficio e con paradossale soffocamento. Parliamo di persone con problematiche diverse? No!

Il malessere: il “senso di vuoto”, “la rabbia” “senso di angoscia e di inutilità”, emozioni e sentimenti che precedono un’abbuffata o un comportamento di dipendenza affettiva sono identici, nascono ambedue da un forte bisogno di amore e di riconoscimento, se non c’è una persona il cibo la sostituisce. Molto frequente è un alternanza di questi comportamenti, se prendiamo un prototipo facile da usare: quello della giovane ragazza, ma ciò è valido per ogni età e sesso, la etichettiamo evitando termini psicopatologici come “dipendente dall’amore”, per ricordarci che una parte di lei è in tutti noi, la osserviamo oscillare da periodi di amore-dipendente con persone sbagliate, dove l’amore è più vicino alla sofferenza che alla gioia dell’innamoramento, a periodi di isolamento sociale dove il cibo diventa un idea ossessiva, un mezzo per farsi male e per gratificarsi, in questa fase tutte le incertezze e le paure affiorano più chiaramente. Un carosello di momenti anche molto ravvicinati tra loro, che nei casi più difficili lascia senza energie e con un senso di disagio esistenziale evidente.

Chi diviene consapevole di questo meccanismo, può decidere di fermarsi evitando di cercare fuori di sé ciò che può trovare dentro di sé. Ogni dipendente da cibo o da affetto principalmente non accetta il bisogno che ha degli altri, onnipotentemente si ama troppo poco, negando le dipendenze e la poca autonomia che ha. Il lavoro per uscire dall’ingranaggio, passa per l’umile riconoscimento dei propri bisogni, dei propri limiti.

 

Dr. MORELLI VIVIANA: Albano Laziale - 7 aprile 2001 - Intervento sul tema “ I disturbi psicofisici del comportamento alimentare” - C.P.A.